Il Consiglio di Stato ha bocciato la sentenza del TAR che aveva dato la possibilità ad un imprenditore bresciano di avere il porto d’armi.
ROMA – Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del TAR. I giudici hanno negato ad un imprenditore bresciano la possibilità di avere un porto d’armi, nonostante i tanti furti subiti nella sua azienda specializzata nella manutenzione di impianti industriali.
Nella decisione si legge come “i tentativi di rubare gli oggetti presenti all’interno della prova non sono una prova dimostrata di bisogno di una pistola. Questo vale anche per i commercianti di preziosi, avvocati, notai, operai del settore assicurativo o bancario e investigatori privati“. I giudici hanno ricordato che per essere rilasciato il porto d’armi “deve prevalere la salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica“.
L’imprenditore dovrà anche risarcire al Viminale le spese di giudizio che ammontano a circa 1.500 euro.
Il Consiglio di Stato ribalta il TAR: la vicenda dell’imprenditore bresciano
L’inizio della vicenda risale al 2008 quando un imprenditore bresciano ha chiesto la possibilità di avere un porto d’armi per difendersi dai tanti furti che aveva subito. Il prefetto ha rigettato la proposta, dicendo che non c’erano i motivi validi per andare in giro con una pistola. Dopo questa sentenza l’uomo ha fatto ricorso al TAR Lombardia. I giudici hanno accolto la sua domanda, imponendo una nuova istruttoria su questa situazione.
La decisione definitiva è stata presa dal Consiglio di Stato che ha confermato la decisione in primo grado, rigettando la richiesta dell’imprenditore che non potrà avere il porto d’armi. Una sentenza che crea un precedenze e che sicuramente potrà essere impugnata nei prossimi mesi dalle autorità per negare la concessione di una pistola ad altri imprenditori.